03 febbraio 2021

Intervista Autrice: Alessia D’Ambrosio

Ciao, Alessia.

Per prima cosa vogliamo ringraziarti per averci dato l’opportunità di realizzare questa intervista.

Ci teniamo molto a questa iniziativa che ci da modo di poter conoscere meglio l’autore con cui collaboriamo e oltretutto crediamo sia un aiuto e un supporto reciproco.

DOMANDA 1:

Come, quando e perché hai iniziato a scrivere?

RISPOSTA:

Ciao e grazie per avermi dedicato il vostro tempo.

Ho iniziato a scrivere sul serio dopo la nascita di Alizèe, la mia seconda figlia. In un momento in cui non trovavo in nessun libro le emozioni che mi servivano, perché venivo da una lettura che mi aveva letteralmente svuotata. Così mi sono detta: e se me lo scrivessi per conto mio? E così ho iniziato… e non mi sono più fermata.

Ma… in realtà, ho la cantina piena di appunti, lettere, fogli e storie che annoto da quando ho sedici anni e che non ho mai avuto il coraggio di tirare fuoriJ

DOMANDA 2:

Cosa rappresenta nella tua vita l’autrice che è in te?

RISPOSTA:

Praticamente tutto. Scrivere è diventata la mia valvola di sfogo. La vita di una donna è complicata, quella di una mamma lo è il doppio. Avere un modo per scaricare, un angolo di mondo in cui rifugiarsi è una cosa preziosa e quando sento che sto per perdere la calma, so di avere un mio posto in cui ritrovarla. Quindi diciamo che scrivere è il mio equilibrio.

DOMANDA 3:

Le tue opere sono ispirate a qualcosa in particolare o è tutto, o quasi, frutto della tua immaginazione?

RISPOSTA:

Tutto frutto d'immaginazione. Dopo aver scritto mi rendo conto di piccole assonanze con quello che mi circonda, ma è tutta un'operazione inconscia e forse una forzatura della mente nel volere proprio riscontrare. In realtà, è tutto inventato.

DOMANDA 4:

Quanto tempo dedichi alla stesura di un romanzo?

RISPOSTA:

Tanto. Tantissimo. Praticamente mi ci metto in ogni minuto libero della giornata e a volte anche della notte.

DOMANDA 5:

Perché hai scelto di scrivere romanzi di genere “Romance”?

RISPOSTA:

Il Romance è una parte di me. Da piccola mi dicevano che ero innamorata dell'amore. Sono sempre stata una di quelle bambine che si incantavano a sognare a occhi aperti e mentre aspettava l'autobus immaginava storie romantiche, in cui ovviamente la protagonista ero ioJ Non avrei mai potuto scrivere altro.

DOMANDA 6:

Hai pubblicato sia in Self che con una CE, come valuteresti le due esperienze?

Hai qualce consiglio in merito da dare agli autori emergenti?

RISPOSTA:

Sono delle esperienze stupende entrambi. Agli scrittori emergenti consiglierei la CE, avere un appoggio, qualcuno che ti dia dei consigli è fondamentale. La pubblicazione in self, a dispetto di quanto si creda, è un salto pieno di orgoglio, qualcosa che ti fa dire: ok, adesso posso volare da sola. E se non precipiti, è un concentrato di adrenalina pura.

Parliamo del tuo ultimo romanzo, che abbiamo letto e recensito:

LA TRILOGIA “DEEP”

DOMANDA:

Perchè hai deciso di scrivere un Dark, discostandoti dai tuoi precedenti romanzi?

RISPOSTA:

Io amo di Dark. Li ho sempre letti. Mi piace come gli autori si sentano liberi di scrivere senza blocchi, senza freni. Nel dark si possono scrivere le fantasie più nascoste senza essere presi per psicopatici. È un dark, quindi è legittimo. E io, da fan, ho provato a cimentarmi.

DOMANDA:

Tutta la trilogia Deep ha come sfondo le porte chiuse di un orfanotrofio.

Come ti è venuta l’idea di questo luogo e come sono nate le regole che sono state indicate alla base  del “domino” e della marchiatura? E’ completamente opera di fantasia o lo spunto viene da altrove?

RISPOSTA:

È tutta fantasia, anche se poi, leggendo alcuni articoli di giornale, mi sono resa conto che purtroppo queste cose esistono veramente. Come mi sono venute in mente non saprei proprio dirlo. Io mi siedo e scrivo, la mente va dove vuole e io la lascio libera. Così è uscito Deep.

Il Rosewood, l'orfanotrofio degli orrori, è stato il primo luogo a cui ho pensato. Mi serviva qualcosa che giustificasse l'ingenuità di Angel e niente poteva essere meglio di qualcosa che appartenesse al suo passato.

DOMANDA:

Come è nato l’incontro tra Gabriel e Angel e lo sviluppo del loro passato?

RISPOSTA:

Gabriel e Angel sono stati i primi personaggi che ho buttato su carta. L'idea base era il loro amore. Lui doveva essere il buono, lei l'ingenua. Poi battendo i tasti mi sono resa conto che andavo da un'altra parte e che Gabriel non poteva assolutamente essere l'eroe senza macchia, non avrebbe retto. Così ho cambiato tutti. Ed è arrivato Michael.

DOMANDA:

Kostantine: un buono nell’oscurità. Possiamo però dire che per una volta nella vita, il buono non vince contro il “cattivo”?

RISPOSTA:

Assolutamente sì. Konstantin vince contro il suo passato, contro la voglia di vendetta. Lui accoglie il perdono, la pace. Ma non vince del tutto. Ma se fosse stato diverso, sarebbe stato credibile?

DOMANDA:

Un messaggio chiaro ed importante che viene fuori dalle pagine di questo libro secondo noi è: “l’amore in tutte le sue forme”.

A tal proposito, hai azzardato un finale rischioso per questa tua prima trilogia Dark “cucendo” a Gabriel un ruolo che siamo sicure nessuno di noi avrebbe mai immaginato. Come mai?  Cosa ti ha spinto a questo finale “alternativo”?

RISPOSTA:

Io odio i lieto fine. O meglio, non mi piacciono quei finali scontati in cui da venti pagine prima già sappiamo che saranno tutti felici e contenti. Quello che vorrei il lettore trovasse nei miei libri è un'attesa fino all'ultima pagina, ma, cosa più importante, vorrei trovasse un minimo di realtà e coerenza.

Regalare due cuori e una capanna in un dark è come smontare tutte le tesi create fino a quel momento. Non ha senso, almeno non per me. So di essermi sempre avventurata in finali rischiosi, ma ognuno ha il suo marchio di fabbrica… forse questo è il mio.

DOMANDA:

“È piu difficile perdonare che amare”: vera perla che dovrebbe essere alla base di ogni nostra azione quotidiana. In un mondo ipotetico dove esistesse davvero il Rosewood, il domino, i personaggi e tutto il resto, sarebbe davvero possibile fare quello che Gabriel ha fatto con Andrew?

RISPOSTA:

Io credo proprio di sì. Io sono una perdonatrice seriale. Una volta passato il rancore, dopo aver razionalizzato, che senso ha perseverare nell'odio? Perdonare richiede uno sforzo immane, ma è qualcosa che mette pace interiore, che ci fa stare bene. Gabriel aveva bisogno di perdonare per andare avanti, fare un passo indietro e rivalutare tutto da una prospettiva che non fosse la sua. È cresciuto, ha fatto errori e, alla fine, ha compreso il vero senso della vita: per andare avanti, bisogna lasciare alcuni bagagli indietro o saranno così pesanti da non consentirci neanche un passo in più.

♥♥♥♥♥

Rinnoviamo i ringraziamenti per averci dato l’opportunità di farti un’intervista.

Ti facciamo i complimenti per il tuo ultimo romanzo e un grandissimo in bocca al lupo per il tuo futuro personale e professionale.


♥Leggendo con Vale e Raffa♥

 

 

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