Cara, Marilena...
Innanzi tutto vogliamo ringraziarti per averci dato l’opportunità di realizzare questa intervista, non sai da quanto aspettavamo questo momento!
Teniamo molto a questa iniziativa perchè ci dà modo di poter conoscere meglio l’autore/autrice con cui collaboriamo e oltretutto crediamo sia un aiuto e un supporto reciproco.
Partiamo con qualche domanda di “riscaldamento”.
DOMANDA 1:
Come, quando e perché hai iniziato a scrivere?
RISPOSTA:
Ho iniziato a scrivere dopo la laurea. Avevo molto tempo a disposizione e passavo le mie giornate ad annoiarmi. Così, dato che sono sempre stata una persona molto attiva, che non è mai riuscita a stare ferma, soprattutto con la mente, ho cominciato, per gioco, la stesura del mio primo romanzo.
DOMANDA 2:
Cosa rappresenta nella tua vita l’autrice che è in te?
RISPOSTA:
L’eterna ragazzina, la parte più dolce, quella bambina che tutti abbiamo dentro, ma anche la parte più oscura, quella che non ti aspetti, che scegli di non far emergere e che puoi liberare attraverso la scrittura.
DOMANDA 3:
Quanto tempo dedichi alla stesura di un romanzo?
RISPOSTA:
Cerco di programmare sempre tutto, è nella mia natura. Ma spesso i piani saltano, quindi non seguo mai dei tempi ben precisi in fase di stesura. Lascio che i romanzi si prendano il loro tempo e che la parola fine arrivi quando lo decidono i protagonisti. Per tutto il resto faccio sempre dei piani, ma le storie devono avere il loro spazio, che non è sempre uguale per ogni libro.
DOMANDA 4:
Qual è il genere che preferisci scrivere?
RISPOSTA:
Il #Marystyle: un mix di atmosfere che mi permette di immergermi in generi sempre diversi. Mi piace creare una combinazione di storie che portino il lettore a scoprire stili differenti. Non decido quasi mai in partenza il genere. Sono sempre i miei protagonisti a definirlo. Sono le loro scelte, le loro azioni e il bagaglio che si portano sulle spalle.
DOMANDA 5:
Hai pubblicato sia in Self, che con una grande CE come la Newton, come valuteresti le due esperienze?
Hai qualce consiglio in merito da dare agli autori emergenti?
RISPOSTA:
Le esperienze sono differenti. In entrambi i casi ci sono grandi vantaggi per un autore. Credo che la differenza stia nel modo di approcciarsi. Tutto dipende dal carattere di uno scrittore, da come si muove e dai suoi obiettivi. Consiglio sempre sia il mondo self che quello dell’editoria tradizionale, perché da entrambi si impara tantissimo. È bene porsi delle domande. Chi sono come autore? Sono in grado di muovermi da solo e di essere costantemente creativo? Ho bisogno di essere seguito? Dove voglio arrivare?
DOMANDA 6:
Non è un eccesso di elogio se dichiariamo che non abbiamo perso nessun tuo romanzo e possiamo affermare di averti conosciuta, apprezzata ed amata partendo dal meraviglioso Riccardo, poi per i tuoi tostissimi personaggi di Krum ed Amir, successivamente ci hai strappato il cuore con il meraviglioso Mikel Alves e piano piano ce lo stai restituendo indietro in ogni tuo romanzo della Black Dinasty.
Quanto è difficile per te ogni volta, abbandonare i protagonisti precedenti e rimetterti in gioco con una nuova storia, completamente differente dalla precedente?
RISPOSTA:
Grazie mille per aver letto tutti, ma proprio tutti, i miei libri. Emotivamente mi sento molto legata a tutti i miei protagonisti, perciò, ogni volta che arriva la parola fine, il distacco mi pesa. Mi affeziono ed è dura lasciare i loro panni e riprendere con una nuova storia. Ho l’ossessione di dover sempre fare meglio con i romanzi successivi, dunque all’inizio di una nuova stesura penso di non riuscire a superare i precedenti romanzi. Il mio motto è “se c’è qualcuno da superare, supera te stesso” ed è così che mi approccio ai nuovi progetti. Col tempo, però, ho imparato che è fondamentale lasciare qualcosa di unico e indimenticabile, a prescindere da quanto si possa essere in grado di far meglio.
DOMANDA 7:
Sapendo quanto è sempre alta l’aspettativa dei tuoi lettori per ogni tua uscita, quanto è difficile per te creare dei personaggi in grado di rubare il cuore con una storia d’amore ai limiti del magnifico, in un contesto comunque mai ordinario, ma anzi sempre più adrenalinico e pieno di suspense?
RISPOSTA:
La difficoltà è altissima, ma evito di pensarci, altrimenti so che andrei a forzare qualcosa che, invece, è naturale. Per me scrivere è, appunto, naturale. Se creo con amore e passione, puntando alle emozioni, tutto avviene con semplicità e ciò che sembra difficile viene trasferito su carta spontaneamente.
DOMANDA 8:
Parliamo dei tuoi personaggi “rosa”.
Ci troviamo spesso nei tuoi romanzi in presenza di un ruolo femminile finalmente Alpha, ossia non caratterizzato come molto spesso accade come il personaggio “succube” della storia, ma anzi quello che troviamo tra le tue pagine sono quasi sempre delle vere proprie eroine in grado di farsi valere e sapersi imporre alla vita.
Spaziamo dalla risolutezza di Megan, fino alla resiliente e decisissima Venus passando per la bellissima e temeraria Lena e la dolcissima seppur tostissima Ambra. Potremmo elencarle davvero tutte e non vorremmo dimenticarne nessuna perché ognuno di loro nel proprio romanzo mostra la sua forza interiore, quella che poi in fondo solo noi donne sappiamo sempre tirar fuori quando ce ne è bisogno.
Sbagliamo se affermiamo che è proprio questo il valore aggiunto che vuoi trasmettere attraverso il personaggio femminile delle tue storie? Questa caratteristica innata della donna di non essere poi veramente così succube della vita e di ciò che la circonda, soprattutto degli uomini, ma di riuscire a trovare dentro se stessa la forza per affrontare qualsiasi cosa la vita le metta davanti?
RISPOSTA:
Cerco esattamente di comunicare ciò che avete anticipato. Nei miei romanzi, il carattere dei protagonisti maschili è spesso dominante, perciò al loro fianco scelgo sempre di metterci una donna in grado di equilibrare o domare il loro temperamento. Nei miei libri la figura femminile ha sempre un ruolo chiave. È colei che regge i sentimenti. Considerando gli uomini che propongo, pretendo che ci siano delle partner in grado di contrastare la loro natura. Mi piace vedere le coppie lottare ad armi pari, in uno scontro di sentimenti in cui nessuno dei due si sottomette, né fisicamente né mentalmente. Le mie eroine non hanno bisogno di un uomo, hanno bisogno dell’amore, di realizzarsi prima di tutto come donne. Quando scelgono il loro compagno, lo fanno principalmente perché hanno scelto, prima di qualsiasi altra cosa, loro stesse. E questo è ciò che mi auguro facciano tutte le ragazze che sognano leggendo i nostri romanzi.
DOMANDA 9:
Parliamo ora dei tuoi personaggi “azzurri” o forse nella maggior parte dei casi sarebbe meglio dire “neri” 😊:
Nonostante questi ruoli femminili sempre presenti nei tuoi romanzi, dobbiamo affermare che il ruolo chiave in pressoché tutte le tue storie rimane comunque sempre l’uomo, caratterizzato come personaggio maschile che all’apparenza si mostra forte e risoluto quando invece dentro nasconde tutto un altro mondo che solo grazie alla forte resilienza e grande amore (a volte anche unilaterale inizialmente) della donna di turno riuscirà a mostrare e scoprire.
Anche qui potremmo prenderli davvero tutti come esempio, iniziando dal nostro mitico Re Krum, capo assoluto di una vita che lo ha distrutto interiormente; passando per gli stessi Taurus ed Amir cresciuti con un concetto di famiglia, amore e legame di sangue così sbagliati da averli resi quello che sono quando si mostrano a noi attraverso la lettura del proprio romanzo e finendo con il nostro adorato Mikel Alves ed il relativo background che si porta dietro che da solo spiega la sua stessa caratterizzazione.
Possiamo dire che la tua caratterizzazione dei personaggi maschili sposa sempre il motto “l’apparenza inganna” e “nulla è come appare”?
RISPOSTA:
In tutti i miei romanzi “niente è come appare”. Mi piace presentare inizialmente la parte peggiore di un personaggio. Adoro la sfida e per me è uno stimolo grandissimo quello di dover conquistare un lettore partendo da un protagonista corrotto nell’animo. Sapere di riuscire a far amare un personaggio che porta dentro di sé tanta oscurità, creando una forte empatia, per me è un grande traguardo.
Qualche domanda sui tuoi romanzi:
GANG:
Tu sai che noi lo abbiamo amato profondamente, tanto da consigliarlo ogni qualvolta si cerchi un libro che esca dai soliti schemi e dai soliti concetti perché fermamente convinte che sia una di quelle letture che vadano lette almeno una volta, almeno per quello che è il contesto ambientale e sociale nel quale viene narrato.
Da dove è nata la tua voglia di raccontare di El Salvador, dei narcos, delle gangs, di questo mondo così perfettamente descritto di sangue e violenza? Come è nata la storia del “ragazzo della grotta”? Siamo certe ci sia un grande studio del quadro socio-politico dietro questo libro, sbagliamo oppure è completamente opera di fantasia?
Come è nato l’incontro tra Mikel e Megan e tra Mikel ed Irina e lo sviluppo del loro passato?
RISPOSTA:
Molto tempo fa, mi è capitato di vedere un documentario che parlava della vita dei membri delle gang di El Salvador. Rimasi affascinata dalle assurde regole di queste organizzazioni, così iniziai a fare delle ricerche, approfondendo lo stile di vita dei Mareros, guardando film e leggendo articoli in rete. Da lì mi si è aperto il mondo delle gang e così è nato uno dei libri a cui sono più legata.
La storia d’amore, invece, è una conseguenza di un contesto che ho scelto. L’ambientazione, in particolare quella della grotta, mi ha permesso di tirar fuori emozioni diverse da quelle consuete che si ritrovano negli amori più tradizionali. La privazione, la reclusione, la violenza, l’isolamento e la solitudine, hanno unito due personaggi che sembravano, in quel momento, appartenere a due mondi diversi. Il resto è venuto da solo, naturale. Succede sempre che i personaggi mi scorrono dentro e allora io mi limito solo a trasferirli sulla carta.
SERIE UNO SCONOSCIUTO ACCANTO A ME/ANCORA ACCANTO A ME:
Voliamo con l’immaginazione al Settore Zero e troviamo il maestro Amir Shakib e la sua allieva. La storia ha quasi dell’impossibile se non fosse che sei talmente tanto immerso nella lettura di questa adrenalinica missione che non puoi non rimanerne sopraffatta dal carattere dominante seppur fragilissimo sotto certi aspetti del soldato Amir.
Cosa ti ha ispirato un personaggio del genere con il suo relativo background e da dove nasce l’idea del settore zero, della missione e tutto ciò che gira intorno alla vita di Lena?
RISPOSTA:
Da piccola guardavo il telefilm Nikita. Sono sempre stata un’appassionata di spy story, soprattutto di quelle in cui la donna è protagonista, quindi credo che la storia di Amir e Lena abbia avuto questo tipo di influenze. Per quanto riguarda il personaggio in particolare, ricordo che avevo in mente quest’uomo oscuro, cupo, tetro, che non sorrideva mai. Lo immaginavo in un angolo, in una stanza asettica, a fissare il lettino su cui avevano legato una nuova preda del Settore. E così è nato Amir. Lo volevo profondamente corrotto e spezzato. Credo sia uno dei miei personaggi con un conflitto interiore più forte e spaventoso.
SERIE LUI VUOLE TUTTO/LEI VUOLE TUTTO:
Il tempio, i guardiani, la supremazia sull’intero mondo… quello che si nasconde dietro le pagine della storia di Krum non può essere spiegato ma vale assolutamente la pena di leggerlo. Noi siamo rimaste affascinate dalla storia che ci ha raccontato Krum e vorremmo approfondire con te cosa davvero nasconde questo personaggio. Il suo non essere mai stato scelto ed amato lo ha portato ad essere Ghiaccio che nonostante tutto si riuscirà a sciogliere solo in presenza di Ambra.
Come è nata nella tua mente l’idea di un personaggio come quello di Krum con le sue cicatrici del passato e la sua totale devozione al “Padre” oggi? La loro è una storia d’amore e di crescita insieme bellissima che ti rimane sottopelle nonostante passino gli anni ed aumentino i libri letti dopo di loro. Quando hai immaginato i due protagonisti, dal loro passato fino al futuro, dal loro primo incontro con un Ambra bambina rapita fino al loro approccio nelle stanze dei 5 sensi, ti sei lasciata trasportare della scrittura oppure avevi tutto già ben programmato ed ideato in testa?
RISPOSTA:
Quando ho scritto la storia di krum e Ambra non avevo idea che potesse svilupparsi così come l’avete letta. Nella mia mente immaginavo quest’uomo con lo sguardo truce, gli occhi tenebrosi, un temperamento forte, arrogante e violento. Lo vedevo esattamente come il prestavolto che conoscete. Avevo ben chiaro il suo carattere, il suo vissuto, la Setta e i guardiani, ma tante cose sono arrivate durante la stesura. Il tutto mi ha travolta come un lampo di idee improvvise. Ad esempio, non avevo previsto il cliffhanger del primo libro. Ho deciso di fermare la storia lì, esattamente nel momento in cui l’ho scritta, mettendo punto all’improvviso. La dilogia di Krum e Ambra è stata scritta d’impulso, mi sono sempre lasciata ispirare dai desideri e dalle paure dei personaggi, senza seguire una scaletta. Krum non si prestava assolutamente a nessun tipo di schema. Ogni volta che tentavo di dare una direzione alla storia, lui si imponeva e tracciava da solo la strada che doveva prendere. Sono stata semplicemente uno strumento nelle mani del mio personaggio, e ciò accade raramente, poiché di solito avviene il contrario. Credo che questo sia stato il punto di forza di questa storia. Il lettore si è sempre reso conto che erano i personaggi a dar vita all’azione, alla trama e che erano sempre loro a raggiungere, da soli, quasi come se fossero reali, il loro agognato lieto fine.
LA SERIE BLACK DINASTY:
Come è nata questa serie e l’idea dei segni zodiacali? Ma soprattutto come è nata la “lussuriosa e peccamisona” tradizione dello zodiaco?
(Certo che ne hai di fantasia!)
RISPOSTA:
Anni fa ho immaginato una famiglia nobile, con molti fratelli, una vera e propria dinastia presente in ogni settore. Nel fantasticare su questa stirpe, fin da subito, avevo previsto che ogni membro avesse il nome di un segno zodiacale. Lo zodiaco è qualcosa che appartiene a tutti. Ognuno di noi è nato sotto una precisa stella, perciò, nel mio intento, c’era quello di permettere al lettore di identificarsi su un membro della dinastia in base al proprio segno zodiacale. Volevo creare una grande serie, con molti volumi, un filo conduttore ben preciso, ovvero quello della famiglia. Una saga che avesse in sé vari generi letterari, infatti in ogni volume c’è sempre un genere predominante. Si parte dal forbidden con Age-gap, si passa all’angst, al second chance e alle sfumature dark, per poi arrivare al music romance, al contemporary e allo sport romance. Volevo che fosse completa, ricca, piena di intrighi, misteri e scandali. Ma come sempre, per il contenuto, mi sono affidata all’impulso, alle sensazioni che mi suscitavano i personaggi e così le storie hanno preso la loro via seguendo la caratterizzazione di ogni protagonista. Le tradizioni “peccaminose” fanno un po’ parte del mio marchio, mi piace creare dinamiche immorali, sconvenienti, che suscitano scalpore. Punto sempre a stupire il lettore, a trasmettergli forti sensazioni, anche sgradevoli. Perché penso che un’emozione, seppur negativa, è pur sempre un’emozione.
LA SERIE MY.
Questa è stata la tua seconda serie e si nota subito come sia cambiato il tuo metodo di scrittura, ovvero in questa serie era ancora (passaci il termine) acerbo, ma nonostante tutto ci è entrata nel cuore per le forti tematiche (attuali) trattate, per la suspence e per la tenerezza.
In particolare abbiano notato la delicatezza con cui toccavi i momenti “Intimi” in questa serie, rispetto ad oggi che sono estremamente “Hot”...
(Noi amiamo entrambi i modi ahahaha)
Come è cambiata “Marilena autrice” da quella serie?
Avevi bisogno di capire fin dove ti saresti riuscita a spingere in termini proprio di scrittura?
RISPOSTA:
Chi mi segue fin dai tempi della serie My, come voi, sa perfettamente che il mio stile è cambiato col tempo. All’epoca ero “timida”, non osavo, non andavo oltre, cercavo ancora la mia dimensione, anche se, quando ho scritto di Ricky e Mary, non mi sentivo limitata. Semplicemente, non avevo ancora scoperto quale fosse il mio stile e credo che non si finisca mai di scoprire le potenzialità che ognuno di noi ha dentro. Leggendo i miei libri, nell’ordine di uscita, si percepisce il percorso di stile che ho fatto e si nota tantissimo il cambiamento, soprattutto nella sfera psicologica dei personaggi. Ritengo quella serie una sorta di palestra fondamentale. Un luogo di fantasia in cui mi sono allenata, in cui ho capito dove volevo arrivare. Infine, sono fermamente convinta che ogni autore cresca insieme alle sue opere. Non esiste uno stile preciso, non dovrebbe essere sempre uguale. Uno scrittore deve essere capace di offrire sempre qualcosa di diverso dai suoi precedenti lavori. Ed è questo ciò che cerco di fare, quello che spero di riuscire a trasmettere.
FINE INTERVISTA
Rinnoviamo i ringraziamenti per averci dato l’opportunità di farti questa intervista.
Ti facciamo i complimenti per tutti i tuoi meravigliosi libri, che ovviamente continueremo a leggere e un grandissimo in bocca al lupo per il tuo futuro personale e professionale.
♥Leggendo con Vale e Raffa♥
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