02 marzo 2021

Intervista autrice: Laura Rocca



Cara, Laura...

Innanzi tutto vogliamo ringraziarti per averci dato l’opportunità di realizzare questa intervista.

Crediamo fortemente sia un aiuto per noi ma anche per voi autrici, in modo che possiate “far vedere” cosa c’è dietro e dentro l’autrice che è in voi.

 

DOMANDA 1:

Cosa rappresenta nella tua vita l’autrice che è in te?

RISPOSTA:

Si tratta di una figura preponderante nella mia vita. Io faccio solo la scrittrice, non ho un’altra occupazione e quindi dedico tutto il mio tempo unicamente ai libri. Fino a fine 2019 mi sono divisa tra lavoro in ufficio e scrittura, poi ho fatto la scelta che ho reputato la più corretta per me e la mia vita. Quando fai un lavoro che ami, e soprattutto come questo, non smetti mai di lavorare. Anche una cosa che vedi per strada può essere un’ispirazione, o un sogno che ti sveglia la notte e, magari, ti metti subito a scrivere l’idea perché poi hai paura che svanisca.

DOMANDA 2:

Le tue opere sono ispirate a qualcosa in particolare o è tutto, o quasi, frutto della tua immaginazione?

RISPOSTA:

Non metto mai me stessa dentro i libri, i miei personaggi sono totalmente inventati benché alcune tematiche mi siano care e vicine. Gli argomenti di cui parlo sono reali, studiati e approfonditi. Per ogni tematica che tratto svolgo ricerche e approfondimenti psicologici.

DOMANDA 3:

Quanto tempo dedichi alla stesura di un romanzo?

RISPOSTA:

Dipende da che cosa si intende. Se parliamo di quanto tempo impiego a stendere una storia su word, a volte lo faccio anche nel tempo record di dieci/quindici giorni. Se parliamo, invece, di tutto il tempo che mi serve per costruire una storia, (ricerche ed editing),  possono anche volerci tre/quattro mesi.

DOMANDA 4:

Perché hai scelto di scrivere romanzi di genere “Romance”?

RISPOSTA:

In realtà io scrivo anche fantasy e non escludo, in futuro, di scrivere anche altri generi. Semplicemente faccio quello che mi piace.

DOMANDA 5:

Pubblichi esclusivamente in Self. Come valuteresti le tue esperienze?

Hai qualche consiglio in merito da dare agli autori emergenti?

RISPOSTA:

Ognuno deve fare ciò che ritiene più opportuno per sé e per le proprie capacità. Il self non deve essere visto come un ripiego perché non si trova un editore, deve essere una scelta. Un autore self è un “imprenditore” di se stesso e deve avere chiaro sin da subito che ogni aspetto del libro sarà a suo carico. Dovrà trovare un editor per curare il testo, dovrà trovare un grafico che crei una cover, dovrà occuparsi di promuovere la sua storia e, soprattutto, farlo nel modo giusto. Non ci si può aspettare di caricare un libro su Amazon e che, come per magia, i lettori accorrano e venda da solo. Magari capita anche eh, ma a uno su cento, o forse mille.

Abbiamo letto e recensito il tuo romanzo

“RESPIRAMI”.

DOMANDA:

Come abbiamo già ribadito nella nostra recensione, troviamo questo libro molto intenso ed estremamente attuale soprattutto per la giovane generazione e ti stimiamo molto per il coraggio che hai avuto nel tentare questa strada, trattando un argomento per molti ancora considerato scomodo. Possiamo dire che il messaggio che hai voluto trasmettere soprattutto alla giovani generazioni è quello di imparare a trovare la forza di “vivere e non sopravvivere” trovando il coraggio di “mostrarsi” veramente?

RISPOSTA:

Il mio desiderio era parlare della piaga sociale del bullismo e del cyberbullismo perché, ancora oggi, ci sono troppe morti per suicidio. Credo che ogni lettore, dentro la storia, possa trovare il messaggio di incoraggiamento che più ritiene suo, l’importante è non chiudere gli occhi davanti a questa realtà fingendo che non esista.

DOMANDA:

In questo romanzo tratti dei temi molto importanti. Secondo noi anche l’omofobia dovrebbe sempre avere la sua giusta visibilità anche se ancora oggi nel 2021 ci troviamo a volte a dover fare i conti con l’invisibilità. Che messaggio vorresti lasciare ai giovani sotto questo aspetto?

RISPOSTA:

L’omosessualità non significa essere sbagliati, l’amore è amore, l’unico sentimento da condannare è l’odio.

DOMANDA:

Altro tema molto importante, alla base forse di tutto il romanzo stesso è avere fiducia e credere nella forza.

In un mondo dove purtroppo c’è molta superficialità ed egoismo è davvero possibile  trovare quella spalla sincera su cui appoggiarsi nel buio dei nostri momenti peggiori oppure la figura di Samuel è solo un personaggio romanzato che hai voluto dare alla storia?

RISPOSTA:

Purtroppo c’è anche chi è costretto ad affrontare i problemi da solo e non è semplice. Gli amici esistono, anche quelli come Samuel, ma non siamo tutti così fortunati. Samuel potrebbe esistere nella vita di tutti noi, come anche no. L’unico suggerimento che posso dare alle persone, se stanno affrontando problemi che ritengono insormontabili e non hanno nessuno con cui parlarne, è quello di rivolgersi a un terapista che ascolti e consigli. Ce ne sono anche di gratuiti nei consultori, esistono molti “numeri amici” per contattare anche solo una voce che ci incoraggi e in via totalmente anonima se si ha paura di esporsi. Non si deve avere vergogna di chiedere aiuto, l’errore è fingere che vada tutto bene.

DOMANDA:

Ultimo quesito che ci piacerebbe approfondire con te in merito al libro “Respirami” è la figura della famiglia. Ci descrivi un padre potente, che però nel momento del bisogno non è mai disponibile ed una mamma che sembra disinteressata alla figlia ed interessata solamente all’apparenza ed all’immagine esterna. In un preciso momento del romanzo però la protagonista è riuscita a vedere dietro un comportamento sempre rinnegato della mamma, forse uno strano modo per dimostrarle comunque affetto.  Partendo dal presupposto che i legami con la famiglia sono difficili, ma comunque sempre molto importanti se non addirittura fondamentali,soprattutto nei momenti difficili come ad esempio quando si è vittime di bullismo, cosa ti ritroveresti a suggerire  ai giovani per cercare di non perdere mai la capacità di dialogo con i propri genitori e la forza di chiedere e cercare in loro l’aiuto necessario per non affogare?

RISPOSTA:

Si tratta di un argomento molto complesso. Diciamo che la volontà del dialogo deve venire da entrambe le parti. Un genitore troppo severo e oppressivo, spingerà il figlio a mentirgli. Inoltre, quando siamo adolescenti, spesso temiamo la reazione dei genitori nei confronti di quella che è la nostra realtà. Si tratta del momento in cui, di solito, c’è lo “scontro generazionale”. Io credo che i genitori, per primi, debbano essere amici dei figli, non condannarli/farli sentire sbagliati se vogliono che i ragazzi si aprano. Per quanto riguarda i giovani, ribadisco il suggerimento sovrastante. Se i vostri genitori sono assenti/non avete un rapporto con loro, basta anche contattare un numero gratuito per parlare con qualcuno, senza nemmeno essere costretti a rivelare la propria identità. A volte, avere qualcuno che ascolta, fa tanto. Mi rendo anche conto che, in alcuni casi, è estremamente difficile dirlo alla famiglia, si ha paura che poi i genitori si presentino a scuola e che le cose peggiorino ulteriormente. Stare zitti, però, non è mai una soluzione, è sempre meglio parlare e farsi aiutare, alcuni tunnel sono troppo bui per uscirne da soli. Esistono, inoltre, innumerevoli associazioni che si occupano di bullismo, come ad esempio Bulli Stop, quella citata a fine libro. Rivolgersi a qualcuno specializzato circa questo disagio potrebbe essere un’ottima soluzione, sicuramente sarete compresi, capiti e non giudicati. Può essere anche di supporto ai genitori farsi aiutare da un’associazione presente sul territorio e in grado di dare suggerimenti utili su come risolvere il problema.

♥♥♥♥♥

Con la speranza che la nostra intervista possa averti fatto piacere, rinnoviamo i ringraziamenti per averci dato questa opportunità.

Ti facciamo i complimenti per le tue opere e un grandissimo in bocca al lupo per il tuo futuro personale e professionale.

 

♥ Leggendo con Vale e Raffa ♥

 

 

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